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Perchè Etichal

ethical

Sono convinto che per superare la grande crisi mondiale sia necessario costruire un mondo basato sul primato dell’ etica sull’ economia (etichal code). Sia necessario combattere il “riduzionismo economico” ed il “relativismo etico” dei nostri tempi riaffermando il primato dei valori sugli interessi.  L’ ex presidente della Fed, Alan Greenspan, in suo recente libro sulla grave crisi finanziaria del 2008, ha riconosciuto come la teoria del libero mercato, poggi su fondamenti sbagliati e fuorvianti: “il mercato non è tutto ed abbiamo sempre bisogno di una componente di gratuità e di dono per realizzare un giusto sviluppo per il bene comune”.

Il primato dell’ etica

Era il 5 dicembre 1873 quando il professor Toniolo dell’ Università di Padova, evocava già il primato dell’ etica. Infatti nel’ insegnamento del Beato Toniolo, valgono la centralità della persona ed il primato dell’etica sull’ economia.  Si parla del modello di sviluppo sostenibile, efficiente, ordinato e giusto. L’ importanza della collaborazione tra imprenditori e lavoratori nell’ interesse sociale dell’impresa. Senza dubbi è una visione molto attuale se si guarda la crisi economica e finanziaria a livello internazionale ed alle scelte che negli anni hanno privilegiato la rendita, il profitto e la speculazione finanziaria rispetto alla produzione, al talento, al lavoro.

Il conflitto tra ciò che è etico e ciò che è economico ha inizio intorno agli anni trenta del ‘900. In quel periodo il pensiero economico, attraverso l’ ampio uso dello strumento matematico, tendeva all’ ottimizzazione delle scelte economiche nell’ impiego di risorse scarse aventi usi alternativi.  Il principio, senz’ altro importante ma non unico, di efficienza economica rispetto a tutti gli altri, affermava la neutralità della scienza economica  rispetto all’ economia politica. Quella degli economisti classici con precisi fondamenti morali. La neutralità del principio di efficienza economica eleva lo studio dell’ ottimizzazione del comportamento umano come relazione tra fini e mezzi scarsi aventi usi alternativi.

Economia e Morale

Nella pubblicazione dell’enciclica sociale di Pio XI “Quadragesimo anno” (1931), si affronta il rapporto tra economia e morale. “Sebbene l’economia e la disciplina morale, si appoggino sui principi propri, sarebbe errore affermare che l’ordine economico e l’ordine morale siano così disparati ed estranei l’uno all’altro”.

L’enciclica “Sollicitudo Rei Socialis” del 1987 di Papa Giovanni Paolo II riprende dalla “Populorum progressio” di Papa Paolo VI (1967) l’importante differenza tra progresso e sviluppo. Viene affermato che “il vero sviluppo non può limitarsi alla moltiplicazione dei beni e dei servizi, ovvero al possesso. Lo sviluppo sano deve contribuire alla pienezza dell’essere dell’uomo . SI afferma con con estrema chiarezza la natura morale del vero sviluppo.

Nella “Centesimus Annus” di Papa Giovanni Paolo II si sostiene la centralità dell’economia d’impresa per lo sviluppo e la costruzione del bene comune. Il Santo Pontefice preferisce parlare di economia d’impresa come una comunità di persone piuttosto che di economia di mercato/capitalistica.

La “Caritas in Veritate” di Papa Benedetto XVI chiarisce come la responsabilità dell’impresa riguarda non solamente la creazione di valore per gli azionisti, ma l’ intera società e l’ambiente,. Viene auspicata un attenzione per una sostenibilità di lungo periodo ed il rispetto delle generazioni future.

In ultimis , nella “Evangelii Gaudium” Papa Francesco si scaglia contro l’ideologia che difende l’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione.

“Abbiamo creato un’economia che uccide” ed è “grossolana e ingenua” l’idea che il mercato si regolamenti da solo. (Papa Francesco)

In questa giungla di finti valori – prosegue il Papa – si sono diffusi “una corruzione ramificata e un’evasione fiscale egoista. Entrambi hanno raggiunto dimensioni mondiali.  La brama del potere e dell’avere senza limiti tende a fagocitare tutto al fine di accrescere i benefici”. Questo diventa ancora più irritante se gli esclusi vedono crescere il cancro sociale della corruzione nelle istituzioni e nella imprenditoria.

Il predominio del denaro sulla persona

Una delle cause di questa situazione si trova nella relazione che abbiamo stabilito con il denaro. Oramai si accetta pacificamente il predominio del denaro sulla persona.  All’ origine della crisi finanziaria vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano. Abbiamo creato nuovi idoli. Come per l’ adorazione dell’antico vitello d’oro  oggi lo spietato feticismo del denaro ci porta ad una economia priva di umanità. La grande crisi mondiale manifesta i propri squilibri riducendo l’essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo.

Dietro questo atteggiamento si nascondono il rifiuto dell’etica e il rifiuto di Dio. All’ etica si guarda di solito con un certo disprezzo beffardo. La si considera controproducente, troppo umana, perché relativizza il denaro e il potere. La si avverte come una minaccia, poiché condanna la manipolazione e la degradazione della persona. In definitiva, l’etica rimanda a un Dio che si pone al di fuori delle categorie del mercato. Un Dio che richiama l’essere umano alla sua piena realizzazione e all’ indipendenza da qualunque tipo di schiavitù.

Cosa fare? Serve “ una riforma finanziaria che non ignori l’etica”. Ma per farla c’è bisogno “di un vigoroso cambio di atteggiamento da parte della gente e dei dirigenti politici. Il denaro deve servire e non governa!” .

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